Ecco la nostra intervista ad Alessandra Farabegoli (la foto è di Cecile de Montparnasse), una delle quattro Ambassador di She Factor, che su Twitter si definisce “ecologa della comunicazione, madre snaturata, viaggiatrice”. Conosciamola meglio.
Francesca: Chi sei? Qual è il tuo ruolo? Di cosa ti occupi?
Alessandra: Il mio nick storico è “alebegoli”, e dalla fine degli anni ’90 mi occupo di rete, aiutando aziende, enti e professionisti a usare Internet per lavorare e comunicare meglio. Lo faccio attraverso la formazione – in aula e in azienda – e consulenze nelle quali dichiaro fin dall’inizio che “lavoro per rendermi superflua”.
F: Ci racconti qual è il percorso che ti ha portato a rivestire il tuo attuale ruolo?
A: La mia storia professionale segue un percorso poco ortodosso, e mi piace pensare che ciò che mi ha sempre contraddistinta sia stato l’attraversare confini e mettere in comunicazione mondi diversi. Mi sono laureata in Biologia con focus su genetica ed evoluzione; dopo la laurea, e un anno e mezzo a inseguire improbabili borse di studio, nell’asfittico mondo dell’università italiana, decido che quella vita non fa per me, e mi butto nel mondo dell’informatica, riciclando le nozioni di programmazione che avevo imparato durante la preparazione della tesi.
Lavoro prima in una grande impresa – un ecosistema con gerarchie e dinamiche di competizione e alleanze che studio, come fossi un’etologa, dalla mia comoda posizione di “donna del CED”, che in quegli anni in cui l’informatizzazione delle aziende era agli albori significava detenere il potere della conoscenza; qui mi occupo per la prima volta della formazione tecnica degli interni, scoprendo che mi piace sia progettarla sia tenere l’aula.
Poi passo a lavorare in una software house che fa progetti per la Sanità pubblica, e il mio background accademico fa sì che io sia in grado di parlare un linguaggio comune con i medici. Verso la fine degli anni ’90 decido, insieme a mio marito, di metterci a lavorare per conto nostro, perché vogliamo fare le cose per bene “come diciamo noi”, e ci buttiamo su Internet, mancando in pieno la prima bolla e sbattendo il muso contro la fatica del fare impresa in Italia.
Ben presto ci facciamo notare, e altri soci ci propongono di creare insieme un’agenzia web più grande, di cui io divento amministratore delegato e lui direttore tecnico. Alla fine del 2009 capisco che quel ruolo ormai mi sta stretto, lascio l’agenzia e inizio a lavorare come consulente e formatrice indipendente; poco dopo, insieme a Gianluca Diegoli, metto in piedi Digitalupdate, un progetto di formazione sui temi del digitale che in breve diventa un benchmark, anche al di là del nostro settore: corsi pratici, fuffa-free, con docenti esperti e aperti al dialogo, e un’organizzazione che favorisce la conoscenza reciproca e la crescita dei partecipanti attraverso il confronto e il networking.
Ho aperto il mio primo blog e i miei profili Facebook e Twitter nel 2007, e da allora ho sempre più abitato la rete; in particolare, da quando sono diventata una consulente, il mio blog www.alessandrafarabegoli.it è stato uno strumento fondamentale sia per costringermi a riflettere sui vari aspetti della comunicazione digitale, sia per farmi conoscere. A fine 2010 ho deciso di raccogliere i miei post migliori e distribuirli sotto forma di un ebook gratuito, che poi negli anni successivi è diventato il “Manuale di buonsenso in rete”: lo spirito con cui l’ho fatto è stato quello di restituire alla rete un po’ delle cose che io stessa ho imparato e continuo a imparare ogni giorno, ma l’effetto collaterale è stato quello di guadagnare rapidamente visibilità e gratitudine. Poi sono arrivati gli altri libri, quelli “veri”, gli speech a vari eventi, le docenze in università. E adesso sono qui.
F: Sei (o sei stata) impegnata sul piano politico/sociale? Che cause sostieni/hai sostenuto e con che ruolo?
A: Mi interessa capire il mondo in cui viviamo e ho spesso preso posizione su cause che mi stanno a cuore: economia sostenibile, ruolo femminile, diritti civili. Negli ultimi anni – anche grazie all’esperienza da imprenditrice e poi da freelance – mi sono sempre più convinta dell’urgenza di svecchiare radicalmente certi meccanismi della società e dell’economia italiana, introducendo maggiore meritocrazia e favorendo flessibilità, formazione continua, semplificazione dei processi e trasparenza assoluta delle informazioni.
Ho appoggiato Matteo Renzi esponendomi in maniera molto forte durante le primarie, anche se non nascondo di essere delusa dalla lentezza di certi cambiamenti. Soprattutto, sono delusa dalla scarsa considerazione in cui ancora si tiene la realtà del lavoro indipendente, che già è – e sarà sempre più – una componente fondamentale nella creazione di ricchezza e innovazione: proprio per ragionare ad alta voce su questi temi organizzo da alcuni anni, insieme a Miriam Bertoli e Gianluca Diegoli, il Freelancecamp, un evento molto seguito e partecipato.
F: “Il Personal Brand è ciò che gli altri dicono di te”. Chi ti conosce bene quali 3 parole chiave usa per descriverti?
A: Mi definiscono pragmatica, indipendente, e brava.
F: Ci racconti un’occasione in cui il Personal Branding e la tua attività in rete ti hanno portato opportunità/valore?
A: In questi anni penso di aver contribuito, sia col mio lavoro sia in modo spontaneo e volontario, alla diffusione di una cultura digitale più sana e matura (le prime parole della mia short-bio Twitter sono “ecologa della comunicazione”); tutto questo ha fatto sì che io sia stata invitata a far parte del primo drappello dei Digital Champions italiani, ruolo che porto avanti per il comune di Ravenna. In questo ruolo, soprattutto in collaborazione con gli altri Digital Champions della mia zona, spero di contribuire in modo ancora più efficace all’adozione di buone pratiche e al superamento del digital divide.
F: Donne e Personal Branding, dicci la tua
A: Da una parte sono un po’ stanca di continuare a pensare in termini di “donne / uomini”: siamo nel 2015, in Occidente, e mi sembra che il modo migliore per superare il gender gap sia di fare come se non esistesse – fake it till you make it – cioè agire in autonomia, fare un passo avanti quando arriva l’occasione giusta, anzi cercarla attivamente questa occasione. Dall’altra non posso che constatare che, per tutta una serie di motivi, alle donne riesce più difficile farlo, quindi ben vengano iniziative come She Factor, che chiamano in causa le dirette interessate stimolandole a valorizzarsi. Il personal branding come lo intendo io è prima di tutto consapevolezza del proprio valore e dei propri obiettivi, e poi mettere in atto tutti i cambiamenti necessari per “fare uscire al meglio” ciò che si è. Anche dandosi delle priorità, e rinunciando a volere essere perfette in ogni area della propria vita.
F: Qual è il tuo buon proposito di Personal Branding per il 2015?
A: In un mondo che sembra sempre più cercare la specializzazione, io sono sempre stata una “brava generalista”: quel che mi caratterizza è la curiosità di esplorare temi, settori e linguaggi in modo trasversale, senza rinchiudermi nel recinto di una disciplina. Non ho intenzione di perdere questo mio carattere, ma devo lavorare per evitare che l’essere “generalista” scivoli, o venga percepito, come “generico e superficiale”. Questo si porta dietro anche qualche proposito relativo all’organizzazione (ad esempio delegare un po’ di compiti operativi per riuscire a dedicare più tempo alla lettura e alla scrittura) e agli elementi della mia comunicazione, partendo da sito e slide.
intervista molto interessante che affronta vari temi, toccando molti degli elementi che condizionano lo sviluppo al femminile. Senza voler generalizzare, ma parlando della mia esperienza mi hanno colpito questi 3 passaggi:
– l’importanza di fare networking e personal branding per il proprio sviluppo. Io mi sono sempre concentrata più sul fare che sul creare relazioni, ma mi sono resa conto di quanto seguire i pensieri altrui crei stimoli che migliorano ciò che facciamo
– la capacità di cambiare quando le cose funzionano per rimettersi in gioco richiede molte energie e testimonianze come questa giustificano lo sforzo
– parliamo ancora di donne vs uomini… Secca anche me, ma siamo diversi e purtroppo viviamo in un Paese in cui spesso le differenze non sono ancora riconosciute e valorizzate
Ho scritto troppo, scusate… Molti stimoli e scarsa abitudine alle discussioni sui social… Questo gruppo mi servirà anche a imparare
Bella intervista e bella l’immagine che ci hai regalato di una donna che si consorzia ad altri per sostenersi ognuno con le proprie competenze, che fa e anche che disfa…sempre ricostruendo altro. Mi sento molto in sintonia con questa immagine, la mia vita è una linea a zig zag e non certo un raggio laser!!! Ma quanto ho imparato da tutti i cambiamenti, dagli ambienti diversi, dai diversi linguaggi e strumenti!!!
devo lavorare per evitare che l’essere “generalista” scivoli, o venga percepito, come “generico e superficiale”
Questa frase mi ha colpito molto perché è un po’ la mia paura, anche io sono una buona generalista e non nascondo i miei interessi che non sono tutti focalizzati sulla mia attività principale, anzi.
Questo certe volte è un problema perché gli altri ci vorrebbero ultraspecializzati e focalizzati, concentrati al 120% sul nostro lavoro che dovrebbe permeare tutta la nostra vita.
Lo terrò come prezioso monito e obiettivo di branding da conseguire
Bella intervista.
“A proposito di donne e personal branding”
Credo che in Italia, così come in molti altri paesi – con situazioni ben più critiche- si debba lavorare ancora un po’ perché le donne possano raggiungere la libertà di esprimere se stesse a 360° e di esplorare e scoprire nuovi modi di essere, fare, vivere!
Non per raggiungere la “parità” con gli uomini, ma per valorizzare la loro diversità!
Guardo con ottimismo ai progetti che mirano a favorire l’empowerment femminile, credo che siano utili strumenti di cambiamento, talvolta indispensabili… non vorrei però che si tralasciasse l’empowerment dei maschietti, di quei bimbi di oggi che saranno gli uomini di domani! 😉
Penso ai contenuti, allo sviluppo di sé che precede il comunicare agli altri ciò che siamo.
Bellissima la definizione di Personal Branding, bisogna concentrarsi sul nostro valore. Io i miei obiettivi li ho già elencati!
Interessante testimonianza. Diversi i punti che condivido, in particolare, in questa fase di profondo cambiamento nella mia vita professionale. Anche io, infatti, dopo aver preso consapevolezza di avere una spiccata propensione alla “Visione d’insieme” (assimilabile al concetto di brava-generalista) ho attuato dei cambiamenti radicali, partendo dall’Azienda in cui sono stata per ben 13 anni. Ben venga, quindi, una iniziativa come Shefactor x continuare conoscere persone e situazioni nuove, confrontandosi e condividendo.
Vi ringrazio per questa testimonianza, utile e stimolante.
Mi ci ritrovo in toto e questo 2015 lo utilizzerò per mettere in atto quanto nascondo ormai da troppo tempo, anche grazie all’aiuto di SheFactor 🙂
Non vedo l’ora di partire 😉
A presto,
Elena
Ho apprezzato il termine ‘brava generalista’ che ho spesso sentito mio chiedendomi nel contempo se fosse segno di superficialita’ … ultimamente ho capito che sarebbe potuto essere un mio punto di forza, e questa intervista ne e’ una conferma. 🙂
Oh si qualcuno che lo dice forte e chiaro, basta “pensare in termini di “donne / uomini”: siamo nel 2015, in Occidente, e mi sembra che il modo migliore per superare il gender gap sia di fare come se non esistesse…”. E agire. Lo sostengo da anni, non sono sola.
Meraviglioso come nelle vostre esperienze stia via via ritrovando le mie. Grazie! È come leggere e interpretare delle tracce che portano a me.
Sono contenta di far parte di questo gruppo. Mi sto confrontando giorno per giorno con donne interessanti, piene di entusiasmo e con forte volontà di andare sempre avanti.
Testimonianza interessante che mi fa riflettere sulla mia persona e su ” COSA VOGLIO FARE DA GRANDE”..ebbene si.. a 50 anni ritrovarsi di nuovo sul mercato non è facile.
C’è tanto bisogno di confrontarsi, di sapere che non sei da sola e di ……..è ora di RIPARTIRE ALLA GRANDE PERCHE’ SEI UNA CHE VALE !
Questo è il io pensiero alle ore 22 . Ora mi aspetta il mesterie più bello.. la mamma.
notte…..