Pubblichiamo l’intervista di She Factor alla nostra ambassador Annalisa Monfreda, nota nel mondo del giornalismo per il suo lavoro alla direzione di numerose testate.
Francesca: Chi sei? Qual è il tuo ruolo? Di cosa ti occupi?
Annalisa: Sono una donna di 36 anni, moglie e madre di due figlie, e direttore di due settimanali: “Donna Moderna” e “Starbene”. Il primo è un femminile generalista, il più venduto d’Italia. Il secondo è un femminile specializzato sui temi della salute.
F: Ci racconti qual è il percorso che ti ha portato a rivestire il tuo attuale ruolo?
A: Fino a un certo punto è stato il classico percorso di chi 20 anni fa voleva diventare giornalista: laurea in lettere, master in Giornalismo (all’Università di Urbino), stage non retribuito al Corriere della Sera, tante collaborazioni con permanenza non autorizzata in redazione (leggi: abusiva), piccola sostituzione maternità, contratti di varia natura.
In questa fase ho sperimentato vari tipi di giornalismo e non mi sono incaponita sulla scrittura-e-basta. Tra le varie esperienze, ho lavorato per 4 mesi con un gruppo che doveva progettare nuovi giornali, poi mai usciti. Col senno di poi, quei 4 mesi di progettazione sono stati la chiave della mia svolta professionale, quelli che hanno suggerito l’idea che oltre a scrivere fossi capace di pensare un giornale nella sua interezza.
Dopo 10 anni da freelance, l’assunzione a tempo indeterminato nel 2007 (all’epoca ancora succedeva). La testata era Geo, il mensile geografico che mi permetteva di fare il giornalismo che più amavo, con frequenti viaggi per raccontare la buona Africa, quella portatrice di un modello sociale e culturale straordinario, da importare in occidente. La felicità è durata poco: il mio lavoro si stava trasformando. Sempre meno scrittura e viaggi, sempre più scrivania.
Nel giro di un anno resto incinta e vado in maternità.
Un mese dopo la nascita di mia figlia, l’amministratore delegato del gruppo per cui lavoravo, tedesco, benché fossi redattore ordinario con meno di 30 mesi di anzianità, il gradino più basso della gerarchia, mi propone di dirigere Topgirl, un mensile per teenager che ormai era in crisi da anni.
La scommessa non l’abbiamo vinta. Il giornale dopo un anno continuava a non andare bene ed è stato venduto. Però il mio modo di dirigere è stato ritenuto valido.
Da allora non ho fatto altro che questo: in 6 anni sono stata alla guida di 6 giornali, e in queste esperienze ho sempre tenuto fede alle mie caratteristiche: capacità di innovare avendo in testa una visione; capacità di motivare e coinvolgere l’intero gruppo di lavoro.
F: Sei (o sei stata) impegnata sul piano politico/sociale? Che cause sostieni/hai sostenuto e con che ruolo?
A: Non mi sono mai impegnata sul piano politico. Sogno di fare la giornalista da quando avevo 8 anni e ho sempre pensato che la credibilità di un giornalista avesse come condizione indispensabile il “non” sposare una idea politica tout court, ma cercare di fare chiarezza volta per volta sulle varie scelte della politica. In merito alle cause sociali, ho cercato di sostenere le idee, ma senza legarmi a specifiche istituzioni o associazioni che le supportano. Mi impegno con la penna e la parola, sia scrivendo in prima persona sia ospitando sui giornali che dirigo storie che promuovano la conoscenza e il formarsi di un’opinione in merito a questi temi.
I temi sui quali mi sento più coinvolta sono quelli della violenza sulle donne, sia quella che nasce in contesti disagiati sia quella fisica e psicologica che si perpetra in contesti socialmente evoluti. E poi, intimamente collegato a questo, il tema dell’avanzamento sociale della donna, il suo conquistare ruoli di responsabilità e farlo cambiando le regole del gioco che fino a oggi sono state scritte dagli uomini.
F: “Il Personal Brand è ciò che gli altri dicono di te”. Chi ti conosce bene quali 3 parole chiave usa per descriverti?
A: Veloce, sempre sorridente, portatrice fortemente contagiosa di entusiasmo.
F: Ci racconti un’occasione in cui il Personal Branding e la tua attività in rete ti hanno portato opportunità/valore?
Il mio personal brand, che fino a ieri era conosciuto solo dagli addetti ai lavori ovvero gli amministratori delegati delle case editrici, oggi grazie alla rete viaggia e arriva potenzialmente a tutti, uscendo dallo stretto ambito giornalistico. Tra le attività in rete che mi hanno aiutato ad allargare il bacino di conoscenza del mio personal brand c’è sicuramente il blog Giorni Moderni e attività come il Tedx, il cui video su YouTube ha fatto tantissime visualizzazioni.
F: Donne e Personal Branding, dicci la tua
A: Siamo meno istintivamente portate a “venderci” e abbiamo bisogno di qualcuno che ci faccia focalizzare i nostri punti di forza, ci insegni a costruire una narrazione attorno a essi e a portarli negli ambiti più disparati. Almeno a me succede questo. Poi c’è anche un altro fattore, lo dico sempre facendo un’autoanalisi: spesso riteniamo poco efficace il nostro brand proprio perché ha dei valori diversi rispetto ai brand vincenti, specie quelli maschili. E riteniamo questi valori un minus. Ci vuole qualcuno che ci aiuti invece a capire quanto siano importanti e vincenti, soprattutto oggi.
F: Qual è il tuo buon proposito di Personal Branding per il 2015?
A: Rafforzare la mia presenza on e off-line autonoma rispetto al contesto dei brand che dirigo. E quindi rivedere il mio sito personale, fermo a 6 anni fa, il giorno in cui da reporter sono diventata direttore. Trasformarlo in una brand page che aggreghi i vari contenuti che produco e che mi riguardano e che esprimono o lasciano trapelare i valori del mio brand.
grazie Francesca per questa intervista e grazie Annalisa per la Tua semplicità e per la Tua testimonianza oso dire “viscerale e pura”: mi sono riconosciuta in tutti i passaggi. Ho trascritto qui tutte le tue lezioni perchè così me le leggo con calma e forse può aiutare le altre she factor.
Sul fatto che siamo meno istintivamente portate a venderci mi riconosco, io durante la mia attività ho sempre parlato al plurale “Noi” perchè credo molto alla squadra e alla famiglia mentre gli uomini dicono “Io”.
1^ lezione “ATTENTA A CIO CHE DESIDERI” , di solito ascoltiamo il desiderio dei nostri genitori tipo un posto da dipendente mentre in noi c’è spirito libero e pensiamo di non essere nella norma ..: io ringrazio di non essere stata accettata in Banca.. sarei morta cammin facendo.
2^ lezione “IL MIGLIOR CURRICULUM SONO LE IDEE” : ci sto ancora meditando ma in realtà noi siamo abituati a dire quanto bravi siamo in realtà dovremmo far capire che “posso creare qls che può aiutarti”.
3^ lezione “IL MAESTRO E’ IL VICINO DI SCRIVANIA” : anche il fruttivendolo ha da insegnarti qls e può aiutarti nel tuo lavoro. I migliori risultati li ho ottenuti chiedendo come fare a chi pensava di essere meno di me.
4^ lezione”NON SEI LI’ PER CASO” lavorare tanto per dimostrare di meritare come da canoni della nostra cultura e insegnamento familiare in realtà come hai detto non crea progresso perchè ti impedisce di pensare: rompere il circolo vizioso della quotidianità per creare idee nuove è la nostra salvezza.
5^ lezione ” TI PERDONANO PIU’ FACILMENTE DI NON AVER RISPETTATO LE REGOLE CHE NON DI AVER CERCATO DI CAMBIARLE” : quando abbiamo acquisito un ruolo abbiamo paura di sbagliare, ci manca il coraggio di rompere gli schemi, come dici tu la piramide ammazza le idee. Mentre è più facile per un giovane osare perchè non ha nulla da perdere e perchè non ha sovrastrutture e pertanto diamo spazio a questi ragazzi che sono proprio “belli”: nel mio lavoro lo sto già facendo sono una ventata di aria frizzante.
Grazie ancora
Mi è piaciuto molto il tuo modo di raccontare il tuo percorso lavorativo, perchè credo fortemente anche io che ogni nostra esperienza sia formativa, soprattutto se abbiamo capacità forti e valide!
Intervista e tema molto interessante ,che rispecchia molto le aziende italiane in genere ,piacerebbe anche a me mettere in discussione le gerarchie in ambito lavorativo dove ho notato che le donne sono spesso sottovalutate e sfruttate ingiustamente.Mi sto gia’ impegnando a ribaltare gli schemi senza timore di perdere ,perche’ mi piacciono le sfide .Grazie per le tue parole sono per me un imput per continuare su questa strada.
Che emozione leggere la tua intervista…in punta di piedi scalando la vetta…ma che vista da lassù! ! Complimenti! Un Blog una passione un sorriso e un sogno al quale non voglio rinunciare…chissà se un giorno anch’io potrò raccontare una storia così speciale? Ci proverò con tutte le mie forze!
Per chi, come me, segue Annalisa, “no surprise” in questa bellissima intervista.
Però, è sempre un piacere lasciarsi coinvolgere dal Monfreda mood 🙂
Grazie Annalisa! Mi è piaciuta molto la tua testimonianza. Al momento, pur avendo piú o meno la tua età, ed un posto di responsabile Marketing, mi trovo nella tua stessa situazione di qualche anno fa e le tue parole: “non sei lì per caso” mi danno coraggio. Ho fatto e faccio tutt’oggi un’esperienza similie alla tua: sono le idee, le tue idee, che valgono e la capacità di cambiare le cose, di farle andare avanti, la capacità di pesare fuori dagli schemi e questo funziona……lo sto sperimentando da un anno a questa parte…buon lavoro!
“capacità di innovare avendo in testa una visione; capacità di motivare e coinvolgere l’intero gruppo di lavoro”
Credo che questi siano i fattori chiave per avere successo e la storia di Annalisa lo conferma. Complimenti e in bocca al lupo per il prossimo traguardo!
Annalisa Monfreda ho avuto l’opportunità di ascoltarti e conoscere il tuo percorso durante alcune conferenze e di questa intervista ho apprezzato molto il commento sulla tua esperienza con TopGirl. Ogni esperienza, anche se non “non si vince la scommessa” ha lati positivi ed il tuo è stata la tua valida guida ed il tuo metodo. Complimenti e grazie per averlo raccontato 🙂
Cara Annalisa ho la fortuna di collaborare con te come freelance. Apprezzo molto il tuo modo di lavorare e il grande spazio che dai alle idee prima che al cv. Sei la dimostrazione che si può lavorare in un modo diverso, che si può dirigere un giornale con freschezza e allegria senza perdere di vista la serietà e la cura dei contenuti.
Grazie per questo bell’esempio!
Che bella carriera!
Mi è piaciuto molto il “sempre sorridente, portatrice fortemente contagiosa di entusiasmo”… poi ho guardato e ascoltato il video e mi è piaciuta Annalisa!
Un bellissimo esempio di storytelling, un prezioso incoraggiamento per i giovani (e meno giovani 😉 un inno all’engagement!
Brava!
Cara, Annalisa, ti seguo e ti leggo e quante creature di cui prenderti cura in questa vita! Era meglio quando eravamo giovani reporter?
Mi trovo d’accordo sulla incapacità di molte donne ( io in testa) di far valere i nostri plus x es monetizzandoli. Io ironizzo sempre molto su quanto sono brava a raccogliere applausi rimanendo “povera”. Vorrei imparare a far salire le quotazioni e a nn lavorare solo sulla spinta di entusiasmo e ideali!